Durante la prima lezione del nostro corso ho citato il gruppo dedicato a Pisapia che ha spopolato il web nel periodo delle elezioni milanesi: è tutta colpa di Pisapia. Migliaia di utenti postavano tutto il giorno e tutta la notte citazioni assurde ed ironiche sul candidato sindaco milanese. Oltre allo scopo didattico, questa tendenza mi è utile per discutere di una tendenza ben più diffusa: la voglia di contribuire alla politica che hanno gli utenti nel web.
Mr. Pisapia ha sfruttato questa tendenza per creare, una volta raggiunto il trono milanese, un canale twitter chiamato #pisapiasentilamia. Non più commenti ironici e satirici ma vere e proprie richieste, suggerimenti sull'amministrazione pubblica, consigli sulla gestione del cittadino e molto altro. Pisapia stesso, esterrefatto dal gran numero di utenti, ha partecipato dicendo "Grazie d'aver colto il mio non lasciatemi solo".
Sulla stessa scia sono nati anche altri gruppi: #fassinosentitorino, #berrutilasciachetiaiuti e #renzichenepensi. Una moltitudine di gruppi per poter dire la propria idea sulla politica comunale.
Cagliari, stesso periodo. Marcello Verona aiuta il neo eletto sindaco, Massimo Zedda, con un gruppo chiamato "Ideario per Cagliari" e invita i cagliaritani a entrarci: "Ora tocca a noi". Nei primi cento giorni si registrano 520 idee per la città con 2.600 commenti e 12mila voti. Un aiuto per il neo sindaco, tutto gratis.
Pochi giorni fa: a Matera una trentina di ragazzi stanno studiando da una settimana alla scuola estiva della Rena, un network di eccellenze italiane. Tema: come cambiare la qualità delle decisioni politiche attraverso Internet. Uno dei partecipanti dice: "Non chiederti cosa il tuo paese può fare per te, ma cosa tu puoi fare con i dati del tuo paese". È Kennedy 2.0.
Sul web c'è una forza esplosiva di utenti che vogliono dire la propria, che vogliono contribuire a questa politica che non accontenta nessuno. Questo movimento viene chiamato Open Government, oppure Wikicrazia. Per Wikicrazia si intende una democrazia potenziata dagli strumenti collaborativi della rete (i wiki) e dalla intelligenza collettiva che ha creato fenomeni come Wikipedia.
Stiamo assistendo al passaggio dall'e-gov, il governo che si mette in rete per dare servizi; al we-gov, i cittadini che diventano cocreatori delle politiche pubbliche. Un esempio concreto? Barack Obama. Ha basato tutta la sua campagna elettorale sui media utilizzati dai suoi potenziali elettori, chiedendo l'impegno di tutti e promettendo massima trasparenza.
La Wikicrazia non ha origini però nei governi, ma dal basso. Settembre 2003: si vede la nascita di Mysociety (progetto di Tom Steinberg). Mysociety è una serie di servizi semplici ma decisamente utili: Fixmystreet, un' applicazione per segnalare problemi e disservizi delle strade all'autorità locale; theyworkforyou, un resoconto quasi in tempo reale dell'attività di ogni singolo membro del Parlamento. E infine un modo per mandare petizioni online al premier. I servizi sono gratuiti, economici, facili da usare. Dopo sette anni più di 200 mila persone hanno scritto almeno una volta al premier, qualche petizione ha persino modificato decisioni già prese (il pedaggio stradale voluto e rimangiato dal governo Blair), e qualcosa come 65mila buche stradali sono state riparate.
E in Italia? Nel 2008 vediamo Open Polis che pubblicano online tutti i dati dell'attività del Parlamento e monitorano le attività dei 130 mila politici. A breve inoltre vedremo nascere Apps4Italy, un sito dove le prime dodici regioni hanno deciso di condividere i loro dati per far generare dagli utenti "apps", applicazioni, ovvero servizi socialmente utili. Iil 20 settembre inoltre ci sarà ila nascita ufficiale della Open Government Partnership, una alleanza promossa da Usa e Brasile con Gran Bretagna, Norvegia, Messico, Indonesia, Filippine e Sud Africa. Nove paesi sono già in lista d'attesa per entrare in questo network. L'Italia per ora è assente ma si crede che non tarderà...
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